La legionella: cause e conseguenze

Di seguito un contributo approfondito di Tommaso Barone, esperto in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro con una specifica competenza sulla lotta al rischio nel settore scolastico, su un argomento molto attuale e rilevante: il rischio di legionellosi.

Cos’è la legionella?

La legionella è un batterio gram-negativo aerobio obbligato non fermentante. La bizzarra denominazione “legionella” deriva dalla triste vicenda accaduta nel 1976 presso l’Hotel Bellevue Stratfort di Filadelfia, dove si diedero appuntamento 4000 legionnaires, ex combattenti della guerra del Vietnam, 221 dei quali rimasero colpiti da una strana infiammazione polmonare che ne provocò la morte a 31.

Nell’impianto di areazione dell’albergo si era annidato un nuovo batterio, chiamato successivamente Legionella Pneumophila, proprio in ricordo del tragico evento.

Sino a oggi, sono state individuate oltre 40 specie di Legionella, di cui la pneumophila rappresenta quella più pericolosa, responsabile di oltre il 90% dei casi di polmonite batterica.

Legionella, dove e come si sviluppa?

Questi batteri sono particolarmente diffusi negli ambienti acquatici naturali, come laghi, fiumi, stagni ed ambienti marini.

Le attività umane hanno determinato il trasferimento del batterio anche in numerosi luoghi acquatici artificiali, come fontane, tubature, piscine, impianti di distribuzione dell’acqua calda di alberghi, ospedali, abitazioni, impianti sportivi, acque termali, fontane decorative.

Le legionelle si moltiplicano anche nelle sezioni caldo-umide dei sistemi d’areazione, come condizionatori, umidificatori dell’aria, condensatori, colonne di raffreddamento dell’acqua, nei quali si forma un film batterico.

La condizione termica ideale di replicazione si aggira intorno ai 25-42°C.

Attualmente, nel nostro Paese, le infezioni da legionella sono legate all’inquinamento degli impianti di distribuzione delle acque. Il batterio si trasmette tramite inalazione di goccioline d’acqua infette, cioè di aerosol contaminati. Tutti i luoghi dov’è possibile un contatto con acqua nebulizzata, sono possibili fonti di contagio.

La trasmissione tra uomo e uomo è improbabile.

Le malattie

Le malattie provocate dalla legionella sono note come legionellosi. Tuttavia, è necessaria una distinzione. Esistono due infezioni derivanti dall’azione della legionella pneumophila, cioè due tipi di legionellosi: la malattia dei legionari e la febbre di Pontiac.

La malattia dei legionari rappresenta la forma più severa di legionellosi, con una prognosi infausta dal 10 al 50%. Si tratta di una polmonite acuta che esordisce con i tipici sintomi dell’influenza: malessere generale, febbre alta, mal di testa, mialgia e respiro affannoso.

La febbre di Pontiac è una forma simil-influenzale di lieve entità, dall’andamento benigno ma estremamente contagiosa. I sintomi, che non interessano il polmone, sono la febbre alta, brividi, mal di testa, mal di gola e tosse. Si risolve in 5 giorni.

La normativa contro la legionella

Gli strumenti normativi e le iniziative di programmazione predisposti per la sorveglianza della legionellosi sono i seguenti:

  1. Programma di sorveglianza internazionale della legionellosi nei viaggiatori;
  2. M. del 15/12/1990 che prescrive la notifica obbligatoria dei casi e fornisce la scheda epidemiologica ad hoc;
  3. Le Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale del 5 Maggio 2000, con cui si è fornito uno strumento operativo per facilitare l’accertamento dei casi e per individuare le scelte strategiche in merito alle più appropriate misure preventive e di controllo;
  4. Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi elaborate, nel Gennaio 2005, dall’European Working Group for Legionella Infections (EWGLI);
  5. Decreto Legislativo n.81/’08 (Testo unico sulla Sicurezza), che identifica la Legionella come un agente biologico che può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori, ma non spiega, operativamente, quali provvedimenti tecnici debbano essere adottati, per la riduzione del rischio di contaminazione. Questo compito è attualmente assolto dalle varie Linee Guida, che assegnano al datore di lavoro, che può identificarsi con il gestore della struttura, la responsabilità di applicare i principi di buona prassi igienica adottando, in relazione ai rischi accertati, le misure preventive e protettive necessarie per ridurre al minimo il rischio di contagio;
  6. Accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano(Conferenza Stato-Regioni) del 13/01/2005(Parte A), contenente le “Linee guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico-ricettive e termali”, che hanno la finalità di fornire ai direttori di tali strutture sia gli elementi di giudizio per la valutazione del rischio di legionellosi nelle strutture, sia un insieme di suggerimenti tecnico-pratici, basati sulle correnti evidenze scientifiche, per ridurre al minimo tale rischio;
  7. Altro Accordo tra il Ministero della Salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano(Conferenza Stato-Regioni), sempre del 13/01/2005 (Parte B) contenente “ Linee guida recanti indicazioni ai laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della legionellosi”, che ha la finalità di organizzare le attività dei laboratori nella diagnostica della legionellosi e del controllo ambientale del batterio, ed è rivolto agli operatori di sanità pubblica, ai microbiologi laboratoristi e a tutto il personale comunque coinvolto nel controllo della legionellosi in Italia;
  8. Linee guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di manutenzione, stabilite sempre dalla Conferenza Stato Regioni con Provvedimento dello 05/102006;
  9. Programma ELDSNet (European legionnaires disease surveillance network – Sorveglianza delle malattie da legionella) al quale aderisce anche l’Italia, coordinato, dal 2010, dall’European centre for diseases control (Centro Europeo per il controllo delle malattie) di Stoccolma;
  10. Le nuove “Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, elaborate, nell’Ottobre 2014, dal gruppo tecnico di sanità pubblica del coordinamento tecnico interregionale della prevenzione, già inviate all’esame della Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano (Conferenza Stato-Regioni).

Alcuni episodi recenti

Episodi recenti, peraltro frequenti, hanno focalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema della legionella, dimostrandone tutta la pericolosità. Secondo il Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, solo nel 2011, in Italia, ne sono stati accertati circa 1000 casi.

A Parma, in questi ultimi due mesi, l’allarme è massimo, dopo l’accertamento di 33 casi di legionellosi, 19 ricoveri e due decessi. Nelle scuole situate nell’area interessata dalla esplosione e diffusione dell’infezione, si è sostituita la somministrazione dell’acqua in caraffa con quella di bottigliette di acqua minerale confezionata.

Come al solito, anche in questo caso il palleggiamento delle responsabilità ha sostituito le azioni ed i rimedi immediati e concreti. Ma siccome c’è di mezzo la salute dei cittadini e la sicurezza igienico sanitaria delle scuole, il problema non può essere assolutamente sottovalutato.

Legionella e impianti idrosanitari

Da tempo è stato dimostrato che gli impianti idrosanitari, assieme agli impianti aeraulici, sono i principali imputati nelle epidemie di legionellosi. La reale arma vincente contro di esse è la visione igienica dell’impianto e della sua manutenzione.

Come esperto in sicurezza, vorrei indicare gli elementi più importanti che il professionista termo-idraulico dovrebbe prendere in assoluta considerazione.

Nei serbatoi di stoccaggio di acqua sanitaria a bassa temperatura (es. sistemi solari integrati), nell’intervallo di temperatura tra 25°C e 55°C, la legionella prolifera molto velocemente.

Negli impianti vecchi e privi di idonee apparecchiature di trattamento si formano croste di calcare e sostanze corrosive che costituiscono un rifugio ideale per le colonie di legionella.

La scarsa pulizia degli impianti, la mancanza di periodici interventi di sanificazione, l’impiego di serbatoi senza spurgo di fondo, determinano la formazione del biofilm, che è quel materiale limaccioso che spesso si trova nei tubi e nei serbatoi, prevalentemente costituito da zuccheri, e che rappresenta una fonte di nutrimento per la legionella.

Quando gli impianti sono sovradimensionati, ampliano progetti esistenti o sono solo parzialmente utilizzati, le basse velocità nel flusso delle tubazioni, i rami morti e i serbatoi con acqua stagnante, favoriscono la proliferazione della legionella.

Nel caso di serbatoi aperti, la legionella, essendo un batterio aerobio, si moltiplica, perché predilige le zone ricche di ossigeno.

Nelle torri evaporative, o nei sistemi di nebulizzazione, la formazione di aerosol di acque contaminate favorisce la diffusione del batterio.

Sulla base di quanto previsto dalle Linee Guida e dal D. Lgs. n. 81/08 i gestori di strutture turistico ricettive, di strutture ad uso collettivo (impianti sportivi e ricreativi, fiere, centri benessere, ecc.) e di strutture sanitarie e termali (ospedali, case di cura, ecc.) hanno l’obbligo di far effettuare una Valutazione del Rischio Biologico ed elaborare un Piano di Autocontrollo e Gestione del Rischio che deve essere specifico per la struttura.

Legionella: gli obblighi dei gestori degli impianti

Segnalo, di seguito, l’elenco degli obblighi, per i gestori, in materia di Legionella.

Nel caso di strutture turistico ricettive, di strutture ad uso collettivo, e di strutture sanitarie, termali, socio-sanitarie e socio-assistenziali, è obbligatorio effettuare un’Analisi del rischio per l’infezione da Legionella, elaborare un Piano di Autocontrollo e Gestione del rischio specifico per la struttura, istituire il Registro degli Interventi e fare delle Analisi mocrobiologiche periodiche (almeno 2 volte l’anno).

La Valutazione del Rischio Biologico è un’attività molto complessa che deve essere eseguita da personale competente. Essa deve prevedere un’ispezione della struttura ed una mappa idrica dell’impianto, la misura delle temperature, la valutazione dello stato dell’impianto (corrosioni, incrostazioni), l’individuazione di stagnazioni (accumuli, rami morti), ed una verifica delle procedure di pulizia e manutenzione. La valutazione del rischio deve essere aggiornata ogni due anni.

Il Piano di Autocontrollo e Gestione del Rischio contiene tutti i provvedimenti e le procedure messe in atto per ridurre i rischi biologici presenti nell’impianto. In esso devono essere riportati: la nomina di un responsabile per la gestione del rischio, il registro degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, le procedure di pulizia e disinfezione dell’impianto, la formazione del personale deputato all’autocontrollo, un programma delle verifiche periodiche e delle analisi di laboratorio periodiche (almeno 2 volte l’anno).

Dall’analisi forzatamente incompleta emerge il ruolo di primo piano che i professionisti termo-idraulici (progettista, installatore, manutentore e gestore di impianti) hanno nel controllo del rischio biologico da legionella.

Prevenzione, l’importanza del progetto e della gestione

È solo progettando, realizzando e gestendo l’impianto idro-sanitario in modo “igienico” (ossia tenendo ben presenti i principali fattori di rischio) che si può sperare di controllare efficacemente il rischio legionella.

Se, quindi, da un punto di vista giuridico la responsabilità civile e penale dei danni derivanti da una contaminazione da legionella ricade sul gestore dell’attività (o sul datore di lavoro), la responsabilità morale di progettare, realizzare e gestire un impianto idro-sanitario conformemente alle indicazioni fornite dalle Linee Guida ricade interamente sul professionista termo-idraulico.

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